Riunione organizzativa annuale







Discorso di Riccardo (Referente Croce Rossa)
Discorso di Agron e famiglia
✨ Nel nome di Allah, Clemente e Misericordioso ✨
Fare del bene, fatto bene.
Per noi “fare bene” significa essere gentili, compiere ogni gesto con cuore e amore.
Significa rispettare ogni persona, senza criticare le differenze di religione o cultura.
Significa agire con sincerità, con correttezza, con spirito di unità.
Fare del bene vuol dire anche saper ascoltare: ascoltare chi soffre, chi è meno fortunato, chi ha davvero bisogno. Perché nel volto dell’altro si riflette la nostra stessa umanità.
IL vero dono non è ciò che si dà con la mano, ma ciò che si offre con l’anima.
La beneficenza è luce che illumina chi la riceve, ma ancora di più chi la compie.
Facciamo il bene con sincerità.
Facciamolo insieme, e facciamolo per il bene del nostro spirito e della nostra comunità.
Lettera del Sig. Miglietta:
Ho incontrato il mio destino di volontario nel novembre del 1971 a Roma, durante il primo anno di liceo.
Rimasi letteralmente folgorato – nel bene e nel male – dalle attività che mi venivano proposte dalla Croce Rossa alla quale mi ero iscritto con due compagni di classe. Nel “bene”, perché colsi immediatamente l’utilità – concreta e gratificante – di dedicare parte del mio tempo al Prossimo. In particolare per tutti gli anni del liceo, essendo noi minorenni, venivamo mandati nelle tante baraccopoli romane a fare doposcuola e lavare i ragazzini nelle palestre delle scuole, oppure arbitrare partite di basket tra ragazzi paraplegici così come fare animazione nelle comunità di ragazzi diversamente abili. Rimasi invece folgorato nel “male” in quanto nel giro di pochi mesi persi completamente la Fede che ben conoscevo e professavo negli anni precedenti.
Da allora, non ho mai smesso di fare volontariato così come non ho mai smesso di cercare – purtroppo ancora invano – un senso Cristiano agli orrori alle ingiustizie ed al dolore che man mano conoscevo aiutando i più sfortunati. In altre parole, sono ormai 54 anni che giornalmente vivo la mia lacerazione spirituale riconoscendomi nella frase che riporta Oriana Fallaci nel libro Un Uomo, in cui descrive la vita del suo amatissimo compagno Alessandro Panagulis ( patriota greco torturato e ucciso nel 1976 dal regime militare) il quale disperatamente incise sul muro della propria cella:
“TI PREGO DIO DIMMI DI NUOVO MI CHIEDI DI RINGRAZIARTI O DI SCUSARTI?”.
Tornando alle cose concrete, mi sono poi trasferito a Torino per l’università, lavorando per 10 anni – una notte ogni nove – in Croce Verde dove ho scoperto che accanto a noi ci sono tante persone per le quali “non esiste limite alle loro sfortune” tra incidenti, malattie, droghe, suicidi, malattie psichiatriche, miserie, ecc.
Successivamente ho voluto cambiare per poter condividere con mia moglie e poi mia figlia un percorso (meno “violento”) di aiuto e di solidarietà.
È così che abbiamo avuto l’onore e la fortuna di conoscere Suor Angela Pozzoli fondatrice a Torino dei GVV (Gruppi di Volontariato Vincenziano).
In questo modo per 34 anni, settimana dopo settimana, ho avuto il privilegio di rendermi utile per una Suora straordinaria che ha dedicato ogni attimo della sua lunga vita all’aiuto incondizionato degli Ultimi.
Lei mi ha accolto con tutte le debolezze che avevo, insegnandomi con l’esempio quotidiano un’ unica parola da rivolgere al Prossimo: “ECCOMI”.
Concetto potentissimo a parer mio in quanto sottende la totale disponibilità del volontario che la pronuncia – non tanto a fare ciò che gli piace e lo gratifica, sperando magari di apparire buono e generoso agli occhi della gente – bensì a fare “qualunque cosa” che sia in suo potere per alleviare concretamente le sofferenze dello sfortunato che sta aiutando. Per tantissimi anni, pronunciando pochissime parole, Suor Angela mi ha dato infiniti esempi di come il “fare bene il bene” rappresenti la via maestra per dare senso compiuto a qualsiasi iniziativa di carità: ragazze vittime di tratta e di violenza, mensa festiva per senza fissa dimora, minori stranieri non accompagnati, residenze per adulti in difficoltà, attività per nuclei monoparentali in semi-autonomia, ecc.
Oggi, che la 94enne Suor Angela si è da poco ritirata, contribuisco insieme ad altri volontari a mantenere attive le sue principali attività, ben sapendo che siamo poca cosa di fronte al suo smisurato altruismo.
Inoltre, per 5 anni, ho voluto abbinare al mio supporto operativo verso i grandi infermi in pellegrinaggio a Lourdes una mia personalissima ricerca di Maria senza però trovare – ad oggi – nulla che smentisse o desse risposta alla domanda formulata da Panagulis. Infine, a partire dalla tragedia sociale del Covid ed ancor oggi, ho ritenuto doveroso restituire le tante fortune che avevo ricevuto dalla Vita tornando ad essere volontario in Croce Rossa per dedicarmi al trasporto infermi ed al soccorso 118. In conclusione posso dire che dopo oltre mezzo secolo di volontariato credo di aver compreso che l’impegno verso gli altri, qualunque esso sia, è bene che si caratterizzi sempre attraverso tre elementi.
- l’importanza strategica determinata dal lungo, noioso e complesso lavoro di management che deve sempre supportare – in termini di rispetto normativo, adeguato finanziamento e di livello di formazione dei volontari – una iniziativa di solidarietà.
- Il secondo elemento è quello di imparare a convivere con la frustrazione e l’impotenza nel constatare che ogni singola persona in difficoltà che decidiamo di aiutare è, più o meno direttamente, a sua volta circondata da una moltitudine di altri simili – anch’essi immersi nella sfortuna, nella tragedia, nel dolore, nella povertà – ai quali la Realtà, feroce ed ingiusta, non avrà mai il tempo ed il modo di aiutare adeguatamente.
- Il terzo ed ultimo elemento è la consapevolezza di aver ricevuto molto di più di quanto abbia dato al mondo degli Ultimi: soddisfazioni ma anche frustrazioni, preziosi insegnamenti ma anche dubbi e incertezze, spunti per apprezzare le fortune ricevute ma anche argomenti per cedere allo sconforto, in un susseguirsi – incessante quanto irrinunciabile – di emozioni, fatica e impegno.
Un modo come tanti per dire alla Vita: “eccomi”.